Da Riforma, n. 20 - La pagina biblica
IL SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE
BATTISTE, METODISTE E VALDESI
Lodare
Cristo con il canto
Nelle Scritture il canto è così diffuso
da costituire un vero e proprio linguaggio della Bibbia. Il canto
unisce i credenti nella preghiera e nella testimonianza
di Emanuele Fiume
«Allora vennero a lui, nel tempio, dei ciechi
e degli zoppi, ed egli li guarì. Ma i capi dei sacerdoti
e gli scribi, vedute le meraviglie che aveva fatto e i bambini
che gridavano nel tempio: "Osanna al Figlio di Davide!",
ne furono indignati e gli dissero: "Odi tu quello che dicono
costoro?". Gesù disse loro: "Sì. Non avete
mai letto: 'Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto
lode'?". E, lasciatili, se ne andò fuori della città,
a Betania, dove passò la notte»
(Matteo 21, 14-17)
«Signore, Signore nostro, quant'è
magnifico il tuo nome in tutta la terra! Tu hai posto la tua maestà
nei cieli.
Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto una forza, a
causa dei tuoi nemici,
per ridurre al silenzio l'avversario e il vendicatore.
Quand'io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna
e le stelle che tu hai disposte,
che cos'è l'uomo perché te ne prenda cura?
Eppure tu l'hai fatto solo di poco inferiore a Dio, e l'hai coronato
di gloria e d'onore.
Tu lo hai fatto dominare sulle opere delle tue mani, hai posto
ogni cosa sotto i suoi piedi:
pecore e buoi tutti quanti e anche le bestie selvatiche della
campagna;
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
tutto quel che percorre i sentieri dei mari.
O Signore, Signore nostro, quant'è magnifico il tuo nome
in tutta la terra!»
(Salmo 8)
IN un giorno del secolo della Riforma il re di Francia
sentì improvvisamente un canto che si levava dalla strada
adiacente al suo palazzo. Si affacciò alla finestra per
sentire meglio, mentre il canto si faceva sempre più forte.
Il re vide la strada piena di persone che cantavano. Cantavano
i salmi di Clement Marot, erano i suoi sudditi di religione riformata
che volevano adorare liberamente Dio. Liberamente, senza ostacoli
né della corona, né della chiesa papale. Il re rimase
scosso da quell'episodio: nobili, ma anche poveri, colti e ignoranti
elevavano a Dio il loro canto. E il re doveva sentirli. Se fosse
stato un predicatore, anche facondo, lo si sarebbe potuto arrestare
e cacciare, ma una folla, no. Il re sentì i salmi di Clement
Marot fino al tramonto, poi il raduno dei riformati si sciolse.
Il canto degli ultimi
COME nel tempio alla presenza di Gesù, il
canto degli ultimi, il canto dei deboli rende testimonianza alla
regalità di Cristo. Tutto parte dalla guarigione che Cristo
ha operato nei confronti dei ciechi e degli zoppi che accorrevano
a lui, mentre si trovava nel tempio di Gerusalemme. Cristo dimostra
il suo potere benevolo con la guarigione di ammalati senza speranza.
Mentre tutti i sovrani della terra dimostrano il loro potere con
la guerra e con la polizia (e più morti fanno nella loro
carriera e più saranno famosi) Gesù Cristo, il re
di Israele, dimostra il suo potere donando la vita, liberando
gli ultimi di questo mondo dall'infermità e dalla malattia.
Oggi siamo molto impressionati dalle guarigioni, e la ricerca
di santoni e guaritori lo dimostra. Ma Gesù Cristo è
molto più grande dei santoni e le sue guarigioni non sono
semplicemente segni sbalorditivi. La gente vuole credere al miracolo
fine a se stesso, al gesto magico che incanta con il suo mistero
ma questi sono i miracoli dei maghi, non i miracoli di Gesù
Cristo. I miracoli di Cristo non mostrano un mistero, ma un messaggio:
Cristo è il Signore. Questo è il fine di tutti i
miracoli che Cristo compie: l'affermazione della sua signoria
contro le potenze del male che agiscono in questo mondo. Cristo
si rivela come re liberatore salvando i deboli dal male. Questo
è il miracolo.
Il canto dei bambini
LA risposta a questi grandi segni di salvezza è
una risposta semplice e umile: il canto dei bimbi. «Osanna
al Figlio di Davide!». Che vuol dire: «Tu sei il Messia
che aspettavamo, tu sei il re di Israele!». Ci sembra strano
che siano proprio dei bimbi che cantano a Gesù per rendergli
testimonianza. Nel tempio di Gerusalemme, pieno di ebrei religiosi,
di sacerdoti, di scribi coltissimi, sono i bambini che si accorgono
dei segni di Gesù, che lo riconoscono e che gli rendono
gloria. Gesù Cristo questa volta non viene annunciato con
una dotta predica che tuona dall'alto di un pulpito, ma con l'umile
canto dei bimbi. Sono le voci dei bambini e non quelle dei professori
che dicono chi è Gesù, il Cristo, il Figlio di Davide.
Ancora una volta Dio si serve delle cose umili, delle cose che
non sono per ridurre al niente le cose potenti, le cose che sono.
Gesù agisce sui ciechi e sugli zoppi e viene lodato dai
bambini; i potenti e i sapienti restano in disparte a criticare.
Certamente potremmo chiederci quale era la consapevolezza di quei
bimbi che cantano a Gesù, che cosa avevano esattamente
capito. Non lo sappiamo, ma quello che conta è la confessione
di fede che esce dalle loro labbra: «Osanna al Figlio di
Davide!», cantando.
I potenti tremano
A sentire queste parole, il potere religioso si
indigna. La frenetica normalità del tempio di Gerusalemme
viene scossa dal canto dei bambini. I potenti sacerdoti e i coltissimi
scribi avrebbero potuto tollerare un discorso o, al limite, l'essere
trascinati in una disputa. Ma non riescono a sopportare le voci
dei bambini, le voci degli ultimi. All'epoca di Gesù i
bambini non contavano nulla, e per gli adulti era ritenuto sconveniente
perdere tempo a parlare con i bambini. Le cose dei bambini erano
considerate sciocchezze e nessun uomo saggio si sarebbe fermato
a discutere con loro. Eppure le voci dei bambini, queste deboli
voci fanno tremare il tempio, i sacerdoti e gli scribi diventano
assordanti alle orecchie dei capi religiosi di Gerusalemme. Questi
si rivolgono a Gesù, scandalizzati. Gesù risponde
loro citando il Salmo 8, dove dice che Dio ha tratto dalla bocca
dei lattanti la forza per ridurre al silenzio l'Avversario. In
questo modo Gesù dimostra non solo di poter mettere a tacere
i potenti e i sapienti della religione, ma anche, viceversa, di
voler accettare la lode che gli viene offerta dal canto degli
ultimi, dei bambini. Gesù non disprezza quel canto che
gli rende testimonianza.
Gesù è il Signore
L'EVANGELO di questa pagina della Scrittura è
incentrato sul canto dei bambini, quel canto che confessa Gesù
come Messia e Signore. Il canto, nella comprensione della Chiesa
dei tempi degli Apostoli e dei tempi della Riforma, è preghiera
e confessione insieme. È preghiera perché si canta
a Dio per invocarlo, è confessione perché allo stesso
tempo gli rendiamo testimonianza davanti al mondo che ci ascolta.
I riformati di Pari- gi cantavano a Dio, ma il re li ascoltava
ed era turbato; i valdesi del Cinquecento cantavano i salmi di
Clement Marot anche quando andavano a prendere acqua alla fontana,
come riferì lo storico cattolico Marco Aurelio Rorengo.
Oggi il canto langue: le belle voci cantano e gli altri tacciono.
Alcuni entrano nel tempio e non prendono nemmeno l'innario. Non
è colpa loro; è colpa di quelli che hanno detto
loro che non hanno voce, che non sono intonati, che non li hanno
incoraggiati quando erano incerti e dubbiosi. E hanno tolto loro
la gioia di cantare. Bisogna esortarli a riprovare, a riprendere
in mano l'innario. In primo luogo perché nella Bibbia il
canto è troppo diffuso per essere appannaggio delle belle
voci. Direi che è così diffuso da costituire un
vero e proprio linguaggio della Bibbia e della teologia biblica.
Il re Davide era un musicista provetto; ma il salmo 88, il salmo
di un agonizzante, pensiamo che sia stato cantato con voce melodiosa?
In secondo luogo, il nostro canto non arriva da solo alle orecchie
di Dio, ma viene sostenuto e trasfigurato dal coro degli angeli
del cielo che trasformano le nostre stecche in melodie bellissime.
In terzo luogo il canto unisce i credenti nella preghiera e nella
testimonianza. Una volta è venuto a trovarmi un coralista
che desiderava ripassare la sua parte. Abbiamo cantato in due
per un'ora, ma non abbiamo fatto musica. Abbiamo pregato. Insieme.
E ancora, il canto è la lingua degli angeli e dei redenti
che adoreranno Dio per l'eternità.
Tutti noi riceveremo una voce nuova e bellissima ma, nel cantare
a Dio, in questo mondo e con questa voce, noi affermiamo la nostra
cittadinanza dei cieli e la nostra sudditanza a Dio solo. Per
questo il canto cristiano è linguaggio della città
di Dio, è profezia del Regno che viene. Per tutti questi
motivi questa meditazione, pensata soprattutto per coloro che
si credono stonati, vuole esortare tutti a riprendere a cantare.
Prima a seguire in silenzio sull'innario, poi a provare a bassa
voce. Il nostro canto vuole rendere testimonianza a Gesù
Cristo, e allo stesso tempo terrorizza i religiosi, i sapienti
e i re di questo mondo.
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