«Sono nato nell'hinterland cagliaritano nel lontano 1947 e ho vissuto i primi anni della mia vita poveramente, ma con il canto in casa. Infatti i miei genitori trovavano ogni occasione per cantare insieme (mia madre cantava dalla mattina alla sera!) e mio padre suonava da autodidatta (riuscendo incredibilmente bene) tutto quello che gli capitava a tiro; così che spesso avevamo il cortile pieno di vicini di casa…La crisi degli anni Sessanta aggravò ulteriormente la già precaria situazione economica familiare, che ci vide partire per Milano in cerca di una vita migliore: a quattordici anni mi ritrovai all'improvviso senza quelle basi così importanti per la formazione di un adolescente. In ogni modo, non avevo molto tempo per pensarci, dato che lavoravo nove ore al giorno e frequentavo la scuola serale.
Una cosa si stava però sviluppando con forza dentro di me: il desiderio di esprimere in rime i conflitti che vivevo per la mancanza della mia terra. Perciò sperimentai l'espressione della poesia e i primi approcci con la composizione di canzoni che non potevano ancora avere una completa espressione, perché non sapevo suonare... ciò non m'impedì però di partecipare come cantante alle eliminatorie di Castrocaro Terme, esperienza che si concluse in un fiasco totale, vuoi per mancanza di esperienza, vuoi per il "branco di lupi" che a quei tempi monopolizzava l'avvenimento.
Quel capitolo fu chiuso, ma non la voglia di esplodere col canto (i compagni di lavoro arrivarono al punto di offrirmi una moneta per qualche canzone, a mo' di juke-box, purché la smettessi di cantare sempre!). Da queste esperienze al prendere seriamente in considerazione la scuola di musica (dopo aver assolto l'impegno di diploma di disegno) il passo fu breve. Così iniziai la mia carriera musicale; prima con vari approcci, che non mi convinsero molto... poi iscrivendomi all'Accademia Musicale Stajano di Milano, per chitarra classica e plettro. Qui raccolsi molte soddisfazioni per l'apprezzamento che sentii dal direttore della scuola, sia come cantautore sia per il gruppo musicale che costituii. Purtroppo non ebbi la capacità di vedere il mio talento con gli occhi del mio maestro (più tardi seppi che intendeva affidarmi un'aula per l'insegnamento!), perciò il furto degli strumenti musicali che subì tutto il mio gruppo, diede un contributo alla "necessità " di smettere per cercare un futuro più concreto: ero a sei esami dal diploma, anche se i più duri…
Seguirono alcuni anni di carriera sofferta, durante i quali, osservando le mie chitarre, mi chiedevo se fosse possibile una tale fine… Non immaginavo che quel Dio che avevo rinnegato, dandomi all'ateismo più feroce, stesse facendo capolino nella mia vita. Dopo una lunga lotta contro la sua "prepotente" rivelazione, mi abbandonai nelle sue mani, dandogli finalmente la guida della mia vita. Soltanto più tardi mi accorsi di quanto spazio musicale fosse riservato alla vita cristiana, e quel credo che fino a quel momento avevo conosciuto come triste, monotono e noioso, si rivelò, come evangelico, entusiasmante e pienamente vissuto!
La comunità che il Signore mi indicò di frequentare, Milano S. Siro, mi mise subito alla prova come chitarrista, e fui "assunto" diventando presto uno dei responsabili del Gruppo dei Giovani e della Corale: una "corale di piazza", perché due volte nel fine-settimana eravamo in varie piazze di Milano a parlare di Gesù. Così ebbi anche il privilegio di parlare del Signore alla luce del sole, dove prima passavo le ore piccole a strimpellare la chitarra: davanti a casa mia!
Nacque così il desiderio di comporre di nuovo, ma di farlo alla gloria di Dio; perciò dopo una breve, sentita preghiera, il Signore mi esaudì, dandomi la melodia per il "Salmo 116". Erano passati ben nove anni dalla mia ultima composizione; per me iniziava una nuova era. La mia gioia era incontenibile, perché avevo rimusicato il Salmo, dopo migliaia di anni, e lo avevo fatto per l'Eterno, il Dio del Cielo!
Fui presto di nuovo all'opera (con carta, matita e chitarra) componendo vari canti, che ormai sono cantati in diverse chiese. Ma, in qualche modo, nella mia vita mancava un input: le mie chitarre non mi soddisfacevano e ne ebbi conferma quando all'Istituto di Isola del Gran Sasso conobbi la compagna della mia vita. La sua voce mi rapì letteralmente e quando mise le mani sul pianoforte capii che non avrei voluto di più dalla vita, se non cantare con lei.
Verena mi "rapì" anche in Svizzera, dove viviamo ormai da vent'anni, perché prima del nostro matrimonio abbiamo messo alla prova il Signore per saper dove porre la nostra dimora, ed egli ci ha dato un segno inequivocabile della sua volontà . A dimostrazione di ciò, sta il fatto che dopo pochi mesi incominciavamo un lavoro "pionieristico" in una zona dove gli emigrati italiani (350 famiglie su 9000 abitanti nel 1983) non avevano mai sentito il messaggio del Vangelo. Oggi, fra tre chiese evangeliche libere di Pfäffikon/ZH, una è quella italiana, e io ne sono un anziano.
Questi ultimi fatti non hanno impedito che io continuassi a comporre brani cristiani, ma hanno naturalmente frenato l'antico desiderio di realizzare un'opera discografica che permettesse anche ad altri di imparare i miei brani come li ho avuti dal Signore.
Finalmente nel 2002, dopo una lunga gestazione, è uscito sentocheforte. Purtroppo, a causa di problemi tecnici la mia "voce migliore", Verena, non ha lo spazio che le compete, ma dal "vivo", come nella vita, non potrei fare a meno di lei.
Ogni pensiero, ogni sentimento e ringraziamento, giunga al Signore con atteggiamento di lode, giacché tutto è provenuto da lui, alleluia!»